San Domenico Savio: il capolavoro educativo di Don Bosco
Quello che viene definito il capolavoro educativo di Don Bosco è un ragazzo di 15 anni. Nato a Riva di Chieri il 2 aprile 1842, si accostò per la prima volta all’Eucarestia nella Pasqua del 1849. Per l’occasione scrisse queste righe, che Don Bosco renderà note anni dopo: «Ricordi fatti da me, Savio Domenico, l’anno 1849 quando ho fatto la prima Comunione essendo di 7 anni: 1. Mi confesserò molto sovente e farò la Comunione tutte le volte che il confessore mi darà licenza. 2. Voglio santificare i giorni festivi. 3. I miei amici saranno Gesù e Maria. 4. La morte, ma non peccati». Il parroco di Mondonio, dove si era trasferita la famiglia, lo presentò così a Don Bosco: «Qui in sua casa può avere giovani uguali, ma difficilmente avrà chi lo superi in talento e virtù. Ne faccia la prova e troverà un S. Luigi». A fine ottobre del 1854 il ragazzo entrava nell’Oratorio di Valdocco a Torino, distinguendosi subito per una soda pietà, unita ad una serena allegria, e per uno zelo ardente per la salvezza dei compagni, oltre che per doni carismatici straordinari. L’8 giugno 1856 fondò la Compagnia dell’Immacolata, di cui scrisse egli stesso il regolamento, testimonianza di un’alta spiritualità in un quattordicenne. La sua salute purtroppo era già inesorabilmente minata ed egli morì a Mondonio il 9 marzo 1857. Le sue ultime parole furono: «Che bella cosa io vedo mai!». Don Bosco ne scrisse subito la Vita, che uscì nelle Letture Cattoliche del gennaio 1859 ed ebbe poi una decina di edizioni. Nel 1914 i resti del giovane furono traslati nella basilica di Maria Ausiliatrice a Torino.
La sua devozione è ormai diffusa in tutto il mondo, anche per essere egli il più giovane dei santi confessori non martiri. La memoria liturgica di san Domenico Savio è fissata al 9 marzo, mentre i Salesiani e le diocesi piemontesi lo festeggiano il 6 maggio, perché l’anniversario della morte cadrebbe in Quaresima.